Sono Angelo Pisani, avvocato del Foro di Napoli e presidente dell’Associazione 1523. Apprendo dai media delle missive della Sen. Valeria Valente e di Antonella Veltri, presidente di “D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza” con sconcertanti punti di vista rispetto i manifesti affissi per la nostra campagna. Il progetto 1523 nasce per colmare quella che a nostro giudizio è una gravissima violazione dell’Articolo 3 della Costituzione Italiana. Che recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso…”
Lo Stato italiano o, meglio, la Presidenza del Consiglio, ha creato uno strumento di “sostegno delle vittime di violenza e stalking” che dovrebbe tutelare quindi tutti i cittadini così come indicato dalla nostra Costituzione e che invece rinnega, clamorosamente, il proprio compito. Stabilisce, in oltraggio alla Costituzione oltre che all’evidenza dei fatti, che violenza di genere e stalking sono una prerogativa esclusiva del genere maschile, e, a scanso di dubbi, ne affida la gestione, finanziandola generosamente, ad una associazione, “Differenza Donna” che già nella propria stessa denominazione anticipa la propria parzialità e l’esclusione, incostituzionale, di chiunque, sfortunatamente di sesso maschile, subisca violenza o stalking. Malgrado l’accecante realtà di una violenza subita anche dagli uomini e con numeri ingravescenti. Questo lo stato dei fatti: lo stesso Stato italiano dichiara che non solo sono legittimi termini invece incostituzionali come femminismo e maschilismo, ma addirittura ne sponsorizza una parte pregiudicando il genere maschile come violento e inaffidabile. Il 1523 vuole sottolineare una simile aberrazione giuridica, politica e civile. Si batte, a difesa della Costituzione, contro qualsiasi discriminazioni di genere, rifiuta categoricamente termini come femminismo e maschilismo, e soprattutto, lo affermiamo in modo cristallino, non è affatto paladino del maschilismo come si sta tentando goffamente di strumentalizzare, ma proprio il contrario, combatterà perché si realizzino concreti strumenti di contrasto a violenza e stalking senza discriminazioni di genere, combattendo affinché, almeno da parte delle istituzioni, non ci siano adesioni a questo tipo di mentalità retrograda, pericolosa, esacerbante e che, ad ogni evidenza, fomenta ideologicamente uno scontro di genere, fornendone per assurdo un conforto istituzionale. Sono questi termini ad essere realmente fuorvianti e questo è il nemico da battere: l’eguaglianza di genere e le pari opportunità devono diventare realtà, non propaganda politica. Va infatti ricordato che i numeri di casi di violenza e stalking sono in aumento nonostante simili attività; sia quelli perpetrati a cittadini in quanto uomini che in quanto donne. Nessuno si fa domande per questo evidente fallimento? Nessuno mette in discussione la validità di strumenti più di consenso che di sostanza? Si vuole continuare a fomentare una anacronistica contrapposizione tra uomini e donne? Il dubbio sull’efficacia di una simile politica, mirata più probabilmente alla squallida ricerca di consenso in certi ambienti che al doveroso adempimento di una funzione istituzionale, è inevitabile. Le politiche si misurano sui risultati. L’azione deve essere decisa e profonda soprattutto contro mentalità e valori obsoleti.
Quello che noi chiediamo è che il numero 1522 possa almeno evolvere, contrastando la violenza di genere subita da qualsiasi cittadino, a prescindere dal proprio sesso. Ed anche che, nelle more, sia estesa l’istituzione di centri antiviolenza anche per le vittime di sesso maschile, che sono numerose, che si difendono nei tribunali a proprie spese e che hanno gli stessi diritti garantiti dalla Carta costituzionale.
Avvocato Angelo Pisani