Numero Antiviolenza

Abusi, soprusi, stalking e sfruttamento: a tutela di uomini, donne, adolescenti, bambini, anziani, persone fragili e speciali.

Il numero breve 1522 è stato creato dalla Presidenza del Consiglio Dipartimento Pari Opportunità accoglie con operatrici specializzate le richieste di aiuto e sostegno delle vittime di violenza e stalking. In teoria il numero dovrebbe rivolgersi sia alle donne che agli uomini, ma è gestito da associazioni chiaramente di genere.

Urge quindi la necessità di aprire il servizio 1522 ad un gestore paritario per la quota maschile, anche per il mondo degli adolescenti, o, meglio, all’istituzione di un analogo servizio, il 1523, riservato, con pari potenzialità, ai cittadini di sesso maschile, rispettando appunto il principio costituzionalmente protetto della non discriminazione di genere.

D’ora in poi per tutelare i valori di tutti organizziamo il 1523: un numero e servizio, con voce maschile e orecchie azzurre, contro la violenza sugli uomini per la tutela di tutti.

L’avv. Angelo Pisani, Founder 1523.it: “Giustizia e risarcimenti per uomini e donne violati nella dignità e nei diritti”

Sta per partire una nuova, importante iniziativa legale collettiva. Dopo gli appelli lanciati da noti legali – come la collega Annamaria Bernardini de Pace che ha proposto una class action per il risarcimento delle donne vittime di violenze e abusi tramite social network – anche l’avv. Angelo Pisani, fondatore del progetto antiviolenza 1523.it, ha annunciato una class action “azzurra e rosa” per estendere tutela e risarcimenti anche agli uomini, troppo spesso dimenticati.

“La violenza non ha sesso – sottolinea Pisani –. Se è giusto e sacrosanto agire per le donne violate, lo stesso deve valere anche per gli uomini, mariti, padri o semplici cittadini, offesi e discriminati da pagine e app che violano la privacy, l’identità e la dignità delle persone. Non ci può essere disparità di trattamento, né conflitti d’interesse quando parliamo di diritti umani.”

Nel mirino app, influencer e piattaforme social

L’azione legale, promossa da un collegio di giuristi, psicologi ed esperti informatici, prende di mira piattaforme e community digitali che hanno permesso la diffusione di contenuti lesivi della dignità maschile. Nel mirino l’app Tea – con oltre 6 milioni di iscritte, in cui gli uomini vengono recensiti come “prodotti” a loro insaputa – ma anche pagine e influencer femministe radicali, tra cui la discussa Simona (@propriosimona), che inneggia apertamente all’odio verso gli uomini.

Durante la presentazione dei suoi libri L’altra violenza e Se questo è (ancora) un uomo, tenutasi nel Cilento, Pisani ha invitato pubblicamente tutti gli uomini danneggiati a segnalare abusi, violazioni della privacy, offese e diffamazioni, superando la vergogna e la timidezza. “Non si tratta solo di casi isolati – ha detto – ma di vere e proprie crociate digitali, che vanno fermate con la legge e con la cultura del rispetto reciproco.”

Azione legale e culturale

L’iniziativa non è solo giudiziaria ma anche culturale: “È tempo di una rivoluzione della legalità – afferma l’avvocato –. Donne e uomini devono poter difendere la propria identità. Non possiamo più accettare piattaforme che oscurano a piacimento, tutelando solo ciò che fa comodo alle mode politiche.”

Il team di 1523.it sta studiando anche i casi dei siti phica.eu, delle pagine Facebook come “Mia moglie” e di altre community dove vengono pubblicate senza consenso immagini e storie intime, spesso accompagnate da commenti degradanti.

Responsabilità civili e penali

Oltre alle richieste di risarcimento danni – dirette sia ai responsabili sia alle stesse piattaforme per mancata vigilanza – non si esclude anche il fronte penale: revenge porn, diffamazione, stalking e istigazione alla violenza sono solo alcune delle ipotesi di reato al vaglio.

“Ogni violazione senza consenso – conclude Pisani – è un attacco alla privacy e alla dignità delle persone. Uomini e donne, senza distinzione, hanno diritto a tutela e giustizia. È tempo di dire basta agli abusi del web e di pretendere dai social network la stessa responsabilità dei media tradizionali.”

Come aderire

Tutte le persone – uomini e donne – che si ritengono offese o danneggiate possono partecipare all’azione collettiva contattando il servizio antiviolenza 1523.it all’indirizzo email sos@1523.it o tramite il sito ufficiale www.1523.it.
Le attività saranno svolte con una contribuzione simbolica, a tutela di chiunque abbia subito violenze, discriminazioni o violazioni della propria immagine e dei propri diritti.

IL MALE TRIONFA QUANDO LE PERSONE BUONE NON FANNO NULLA! Leggiamo i nostri diritti : la contrapposizione e le ideologie femministe estreme non portano da nessuna parte se non alla distruzione della famiglia e dei valori come spiego nel mio nuovo libro.

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La necessità di difendere e tutelare alla pari

La necessità di difendere e tutelare alla pari
Nessuno ha mai parlato della necessità di difendere e tutelare alla pari anche gli uomini, con un conseguente vantaggio anche per le stesse donne, molti uomini che per necessità hanno cominciato a chiamare il 1522 a causa di una serie di violenze subite, da quelle fisiche e quelle ancor più gravi e frequenti le psicologiche, comprese le violazioni di diritti in generale e delle frequentazioni con i figli in particolare, troppo spesso non hanno trovato alcuna tutela.

Basta affacciarsi sul web per ritrovare simili testimonianze: “Qualcuno ha chiamato per chiedere un aiuto concreto, qualcuno per ricevere suggerimenti su come comportarsi, qualcuno solo per chiedere informazioni, qualcuno pensava di poter chiedere giustizia ma purtroppo il pregiudizio e slogan prefatti sono difficili da superare”. La gamma delle violenze subite anche dagli uomini è ampia, va da chi ha ricevuto schiaffi e calci a chi è stato minacciato con forbici e coltelli, e poi capelli strappati, unghiate sul viso, lancio di oggetti, insulti ed umiliazioni, violazioni psicologiche, impedimenti nel vedere i figli e riduzione alla sottomissione.

Abbiamo raccolto diverse testimonianze di questi uomini che hanno chiamato il 1522, tutti concordano sul fatto di aver ricevuto risposte sempre deludenti, in alcuni casi irridenti. Mauro di Ladispoli (RM), Mauro di Roma, Sergio di Taranto, Mauro Carlo di Aosta, Aurelio di Roma, Luciano di Pescara e Francesco di Tuturano (BR) riferiscono che le operatrici del 1522 in alcuni casi si sono mostrate dispiaciute per non poter fornire aluto: “mi dispiace, questo è un Numero Rosa dedicato alle donne”.

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